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Giovedì Web
Aurous: lo Spotify
pirata della musica
>>>> di Samuele Coco <<<<<
22/10/2015 - 06:02

di Samuele Coco

VITERBO - Da quando la musica è diventata liquida, è cambiata anche la maniera di consumarla. E’ nato e cresciuto in maniera esponenziale il fenomeno della musica pirata, grazie ai tantissimi software per il download reperibili in rete, ma è anche nato un mercato molto florido trainato da piattaforme come iTunes e lettori di file .mp3 come il famosissimo iPod.

Di recente però, grazie all’arrivo dei servizi di streaming musicale, anche i download di illegali di musica hanno subito un calo: grazie a YouTube e alle offerte gratuite di Spotify e soci, è possibile ascoltare musica senza dover ricorrere all’illegalità. Ma in questo scenario di pace tra discografici e pirati si è inserito un nuovo programma chiamato Aurous, ancora in versione alpha ma già criticatissimo e con una causa in corso.

Il software, che gli sviluppatori puntano portare su tutte le piattaforme nel giro di poco tempo, nel momento in cui viene ricercata una traccia effettua scansioni dei torrent, dei filmati su YouTube e delle tracce di SoundCloud per offrire una esperienza musicale simile a quella dei software di streaming musicale.

Guardando alla parte grafica di Aurous, è chiaro come la fonte d’ispirazione sia proprio Spotify, con colori e design che ricordano molto da vicino quelli utilizzati dal colosso internazionale della musica. Per difendersi dalle innumerevoli accuse che stanno piovendo sulla loro creatura, gli ideatori hanno pensato di inserire collegamenti ad Amazon, iTunes e altri digital store dove poter acquistare le canzoni che gli utenti ascoltano sul software.

La volontà degli sviluppatori è però quella di rendere il software a prova di blocco da parte delle azioni anti-pirateria, creando anche un sistema di collaborazione aperta con il mondo della Rete che permetta così di continuare ad utilizzare Aurous praticamente ovunque, come già avviene con il famoso Popcorn Time, ovvero l’altro alter ego pirata di Netflix.

Per intanto, comunque, il download di Aurous è stato bloccato da un tribunale americano in merito alla causa legale mossa dalla RIAA contro i creatori del software. Questa prima udienza, ha sancito la sospensione delle attività del servizio e ha costretto il team di Aurous ha chiarire quali siano le intenzioni del loro prodotto. Infatti, l’associazione delle case discografiche americane non crede alle parole rilasciate dal fondatore del servizio: secondo quanto riportato dall’inventore dell’app, Aurous è stato progettato per trovare e gestire la musica presente già in streaming su diverse fonti che non hanno niente di illecito.

La battaglia che dovrà combattere la squadra di ingegneri dietro ad Aurous non sarà facile: le Major e tutte le altre etichette non permetteranno a software come questo di ridurre ancora gli introiti, peraltro già in calo da anni, provenienti dal mercato digitale della musica. A testimoniarlo c’è anche la velocità con cui si sia riusciti ad ottenere un’azione legale: da inizio ottobre in cui il software alpha è stato rilasciato si è già passati al blocco del download e una nuova udienza è prevista per il 28 ottobre. Forse i discografici statunitensi riusciranno a rallentare la diffusione di Aurous, ma siamo sicuri che questo fenomeno potrà essere arrestato del tutto?





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